16 Novembre 2015
In quella che noi percepiamo come realtà ogni persona rappresenta per noi uno specchio in cui rifletterci. L'altro non è che un riflesso di noi che noi acquisiamo come percezione, ma il riflesso non è lo specchio, bensì l'immagine che in essa si crea, immagine speculare a noi, deformata sia dallo specchio stesso che dai nostri occhi, come da ciò che si frappone tra noi e lo specchio.
Ogni riflesso ci giunge per un motivo: comprendere.
Comprendere noi stessi, non l'altro. Il riflesso ci invita a riflettere su ciò che ci piace o ci da fastidio dell'altro, mettendo così in discussione non l'altro, ma noi stessi.
Noi siamo lo specchio, non il riflesso.
Nel momento in cui ci identifichiamo con il riflesso che gli altri percepiscono, ammettiamo inconsciamente che qualcosa di noi si trova in quel riflesso e su questo dovremmo lavorare a livello personale, per comprendere ed accettare il nostro Essere nella sua completezza.
Il riflesso può porci davanti le nostre maschere, quelle a cui ci siamo così tanto abituati da averle quasi dimenticate. Tuttavia, la nostra Essenza non ha dimenticato se stessa e riconosce la maschera, ci chiama a guardarla e a toglierla, a respirare liberamente senza più essere soffocati da quel peso.
Sigríðr Úlfhildr Bálsdóttir
Sigríðr Úlfhildr Bálsdóttir
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