martedì 28 luglio 2015

Il Destino e il Karma

Non ho pubblicato una nota sulle Norne per caso, ma per affrontare un argomento che ultimamente ritorna spesso, che molti citano, ma che spesso vedo mal compreso o citato in modo quantomeno errato.
Il Destino e il Karma, come parte di esso, almeno per alcuni.
In realtà, a mio avviso, la raffigurazione delle 3 Norne incarna esattamente il concetto di Karma: destino, divenire, debito. Eppure i più si limitano a parlare di Karma solo nella sua terza accezione, quella del debito, in modo riduttivo, poiché la frase che più spesso si sente riporta come il soffrire continue pene oggi potrebbe voler dire avere grandi mali passati da scontare.

Riduttivo perché?

Perché sembra sfuggire come il debito non sia da riferirsi alla singola azione compiuta e al suo effetto diretto, poiché il Karma agisce per legge universale, agisce in virtù dell'Equilibrio e in rapporto al Tutto, non a una parte limitata di esso. Ne consegue che quella che potrebbe altresì essere intesa come azione portante male, sia invece mitigata nell'Equilibrio, in una visione ben più ampia che all'umana comprensione tende a sfuggire. Il Karma, come le Norne, è qualcosa di ineluttabile e di superiore a tutto quanto si muova in questo piano di esistenza, a cui tutti sono inevitabilmente soggetti.
Parimenti, il Destino rappresenta una serie di eventi predeterminati, che ogni Anima incontrerà nel suo cammino, in quel determinato ciclo, tuttavia non è da dimenticare come tali "prove" siano scelte dall'Anima stessa e per questo si dice che non esistono prove che non si sia in grado di superare, per la quale non si abbiano i mezzi per affrontarlo, ma occorre trovare la forza e il modo. Non dimentichiamo che gli eroi, nelle leggende, affrontano sempre il destino loro avverso combattendo strenuamente, con astuzia, al di là a volte di ogni logica, senza arrendersi o, qualora siano sul punto di farlo, interviene qualcosa a spronarli, a "costringerli" quasi a proseguire.

Può sembrare assurdo, perché scegliere per se stessi dolori, sofferenze, prove tanto dure?

Ecco, qui entra in campo il concetto di "divenire", ovvero di evoluzione a cui ogni Anima tende, che ne sia consapevole o meno durante il ciclo che vive una volta incarnatasi.
Così le tre Norne vanno a rappresentare anche il Karma, mostrando come con nomi diversi possano essere espressi concetti identici, entrambi rappresentano un Equilibrio che vive nel Tutto, oltre il Tempo, oltre lo Spazio stesso, un Equilibrio che si esprime nell'Energia che permea ogni cosa ed ogni essere.
Trovo che i miti, le leggende, siano una fonte che andrebbe recuperata nel modo migliore, non solo come favolette, perché spesso portano in sé insegnamenti importanti, esempi che oggi più che mai dovrebbero essere recuperati e portati nel vissuto di ognuno.
Ripulire il proprio Karma significa, prima di tutto, vivere e non esistere passivamente, significa recuperare consapevolezza di sé, del proprio Essere e da lì partire per analizzare la propria vita, le proprie dinamiche emotive e mentali, perché è nel Pensiero che prima di tutto si genera la nostra realtà ed è solo lavorando su questo, modificando questo quando si è compreso qualcosa di nuovo, che si può evolvere e quindi agire sul proprio Karma.

Voglio rubare le parole di Paulo Coelho dal suo libro "L'Alchimista", che secondo me portano molto in questo contesto:

"[...] la tua Leggenda Personale. [...] è quello che hai sempre desiderato fare. Tutti, all'inizio della gioventù, sanno qual è la propria Leggenda Personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro, tutto è possibile, e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita. Ma poi, a mano a mano che il tempo passa, una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la Leggenda Personale. [...] Sono le forze che sembrano negative, ma che in realtà ti insegnano a realizzare la tua Leggenda Personale. Preparano il tuo spirito e la tua volontà. Perché esiste una grande verità su questo pianeta: chiunque tu sia o qualunque cosa tu faccia, quando desideri una cosa con volontà, è perché questo desiderio è nato nell'anima dell'Universo. Quella cosa rappresenta la tua missione sulla terra. [...] l'Anima del Mondo è alimentata dalla felicità degli uomini. O dall'infelicità, dall'invidia, dalla gelosia. Realizzare la propria Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini. Tutto è una sola cosa. E quando desideri qualcosa, tutto l'Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio."

Io auguro ad ognuno di voi di divenire l'Eroe della propria Leggenda Personale, perché così avrete vissuto davvero con la vostra Anima, al di là del male e del bene come concetto comune, attraversando quel cancello che divide la realtà del dormiente da chi è invece consapevole di sé.


Sigríðr Úlfhildr Bálsdóttir

Le Norne

Il termine Norna deriva dall'antico Norreno Norn (Nornir al plurale) che significa "[colei che] bisbiglia [un segreto]".
Delle Norne si parla sempre al plurale e compaiono molto spesso in diversi passi della poesia eddica e scaldica, prevalentemente nella loro figura di Norne ostili che stabiliscono un destino di sfortuna e morte, seppur non manchino riferimenti anche al loro lato positivo. Questo perché rappresentano le dee del destino, incarnazione di un fato superiore e ineluttabile che tutto sovrasta, uomini e dei che siano. Al loro potere sul destino si fa risalire la ragione per cui sull'unghia della Norna sono incise le Rune ("segreti sussurrati").
Nel "Dialogo di Fáfnir" si precisa come esse siano di diversa natura, alcune appartenenti agli Ási, altre ai Vanir, altre ancora agli Elfi, poiché vengono descritte come un gruppo numeroso di divinità dal carattere indistinto. Solo Snorri nella Voluspá ne definisce solo tre di suddetto gruppo, che dimorano presso l'Albero Cosmico, Yggdrasil, accanto alla fonte del destino, Urðarbrunnr. Queste tre Norne ricordano molto non solo le Parche romane, ma anche le Moire celtiche. Solo Urðr, il cui nome significa "destino", è la più anziana; Verðandi risulta essere infatti una figura ben più tardi e il suo nome deriva dal verbo verða "divenire". Skuld, definita da Snorri la più giovane, porta con sé il significato di "debito", "colpa" e viene nominata anche nella schiera delle Valchirie. Il legame tra le Norne e le Valchirie viene sottolineato anche in un passo del "Dialogo di Fáfnir" , dove si dice che i lupi sono i "cani delle Norne" poiché pongono fine a molte vite; nello stesso passe si evince anche il legame tra le Norne e le Dísir.
La credenza nelle Norne era così fortemente radicata nel mondo e nella cultura nordici, che in alcune saghe la venerazione di esse viene indicata tra le consuetudini a cui doveva rinunciare chi si convertiva al cristianesimo. Sottolineerei come si dovrebbe aprire un capitolo a parte solo per descrivere la concezione di destino e di fato nell'antica cultura nordica, senza tralasciare la simbologia del filo, con cui viene tessuto non solo il destino, ma l'intero Wyrd.

Fonti: 
- Edda Antica 
- I miti Nordici di G. C. Isnardi



Sigríðr Úlfhildr Bálsdóttir


venerdì 17 luglio 2015

Amuleti e Talismani

AMULETO
Dal latino amulètum, che gli etimologisti latini fanno risalire al latino a-mòlior "allontanare", "tener lontano".
L'Amuleto è dunque un oggetto che va portato con sé, indossato, affinché svolga la sua funzione, che è di carattere protettivo, preservando da malattie e influssi negativi. Gli Amuleti vengono distinti in due categorie: naturali e artificiali.
Gli Amuleti Naturali sono i più primitivi a memoria d'uomo e possono essere pietre, cristalli, vegetali, zanne di animali, ecc.
Gli Amuleti Artificiali fanno la loro comparso a seguito delle grandi migrazioni successive soprattutto all'età del bronzo e sono realizzati con metalli nobili recanti iscrizioni, quali  versetti di scritture sacre.

TALISMANO
Dal greco télesma "cose consacrate, oggetto magico", che proviene dal teléō "consacro, celebro" o anche da teletê "cerimonia religiosa".
Il talismano è dunque un oggetto naturale o un manufatti, creato e sottoposto ad un cerimoniale, ad un rito che ne attiva e potenzia le proprietà di attrazione, così da richiamare le energie desiderate, come la buona sorte. Un Talismano riporta quindi iscrizioni, glifi e/o simboli secondo un preciso metodo o cerimonia, divenendo un oggetto dalle proprietà attive, a differenza dell'Amuleto.
Se ne deduce che un Amuleto può divenire un Talismano se sottoposto a particolare rituale, riportando dunque le sue doti protettive ad una forma attiva.

Sigríðr Úlfhildr Bálsdóttir

domenica 12 luglio 2015

Trovare chiarezza nella confusione

Ci sono momenti di confusione, dove non riusciamo a scorgere la strada da intraprendere, tutte sembrano improponibili, un salto nel vuoto, è come se fossimo avvolti dalla nebbia più fitta, consapevoli di doverci muovere, ma incapaci di agire perché la nostra mente non riesce a elaborare dati che ci forniscano un punto, una partenza. Siamo consapevoli che la nostra vita non sta andando come vorremmo, desideriamo un cambiamento, ma non riusciamo a capire come generarlo.
Per un cambiamento non basta portare con sé una pietra, pensando che questa rivoluziona chissà cosa, le vibrazioni dei cristalli vanno solo a lavorare sulle nostre vibrazioni energetiche, riequilibrandole e amplificandole, per cui è su di noi e con noi che dobbiamo lavorare.

Come dentro, così fuori.


A livello di cristalli posso suggerire i seguenti:


- Alessandrite: regola i livelli emozionali, inoltre rafforza l'intuito, per cui in situazioni difficili aiuta a trovare soluzioni che inizialmente erano sfuggite alla pura logica.
- Agata Dendritica: aiuta a trovare equilibrio, creando un ambiente pacifico tanto all'interno di se stessi quanto all'esterno, rendendo propositivi ed entusiasti.
- Amazzonite: placa gli sbalzi d'umore, donando sicurezza e rendendo la persona più libera dalle paure esterne.
- Quarzo Ialino: incarna la purezza, la limpidezza attraverso la sua trasparenza, favorendo il flusso delle energie tanto fisiche quanto psichiche, donando chiarezza mentale.

Premesso ciò, cosa fare con una di queste pietre? 

1. Purificarla
2. Accendere una candela bianca e mettersi comodi con la pietra nella mano sinistra che può essere poi tenuta anche dalla destra.
3. Respirare, concentrarsi sul proprio respiro per tutto il tempo che serve, sul movimento del proprio petto, come sull'aria che inspiriamo e espiriamo, senza forzarlo, in modo naturale. Infatti, andrà a rallentare da solo, man mano che ci si rilassa.
4. Passare dal respiro al cuore. Ascoltare il battito, arrivare a sentirlo mentre pulsa, percepirlo nella sua opera vitale.
5. Quando respiro e cuore saranno divenuti il nostro mondo in quel dato momento...avremo già saltato il punto che per i più risulta difficile in meditazione, il famigerato "svuota la mente"*.
Infatti ora potremo iniziare a riflettere sul problema che ci affligge, restandoci sopra il tempo che riteniamo necessario, senza forzare, poiché le risposte arriveranno con la pazienza e la costanza.

Ai cristalli, durante la meditazione, possiamo associare anche delle essenze da diffondere nell'aria, come la lavanda, la menta, il pino silvestre, il rosmarino e il cedro atlantico, sia singolarmente che combinati.

* Solitamente, nel momento in cui si va a concentrarsi sul respiro, la mente inizia a lavorare per suoni e immagini, riproponendo flash visivi e uditivi della giornata, come di altri momenti importanti. E' assolutamente normale, occorre semplicemente lasciarli fluire, lasciarli scorrere senza fermarli, senza focalizzarne uno, se soffermarsi su uno o l'altro, si deve semplicemente lasciare che la mente e l'inconscio facciano il loro lavoro, quello che di solito fanno quando ci addormentiamo e che ora sperimentiamo da svegli: catalogazione. Vedrete che man mano i flash sbiadiscono, rarefacendosi per poi sparire e lasciar il posto al silenzio, alla quiete che vi serve per ascoltare il battito del vostro cuore. 



Sigríðr Úlfhildr Bálsdóttir