6 Dicembre 2015
La "sindrome del salvatore" è una forma di aiuto che svaluta sia gli altri sia chi ne è affetto, poiché non tiene conto dei propri confini, dei propri bisogni e dei propri sentimenti, né riconosce i reali desideri dell'altro. Essa è caratterizzata dalla presunzione di sapere ciò che gli altri si aspettano prima che essi lo chiedano, dalla convinzione che non sanno trovare da soli la soluzione ai problemi e che qualcun altro deve farlo per loro, o addirittura di saper dirigere la vita degli altri meglio di quanto possano farlo essi stessi.
Chi è succube di questa sindrome frequentemente resta ferito dalle sue stesse azioni che, rispondendo a bisogni solo supposti, spesso sono vissute dall'esterno come intrusive. L'atteggiamento salvifico può essere adottato anche dagli operatori, quando ipotizzano desideri e richieste inespresse dagli utenti senza averne la certezza. Tale atteggiamento mantiene in una condizione infantile che non aiuta a individuare né cosa si vuole né ad assumersi la responsabilità di asserirlo.
Principali aspetti della sindrome del salvatore:
- Fare per gli altri qualcosa che essi possono ragionevolmente fare da soli.
- Presumere di sapere ciò che l'altra persona vuole.
- Non agire per timore dei supposti effetti dell'azione (per esempio, non esprimere la propria idea, ritenendo che l'altra persona non possa tollerarla, o non fare richieste, ipotizzando che esse mettano in difficoltà l'interlocutore).
- Continuare a compiere azioni altruistiche anche se non si è motivati a farlo.
da "Principi di riabilitazione psichiatrica" di Paola Carozza
Credo sia importante che si comprendano alcune dinamiche, perché troppo spesso si cade in errori di valutazione degli atteggiamenti altrui proprio perché tirati dentro in tale dinamica mentale, inoltre è ancor più frequente incappare in soggetti affetti da tale sindrome, che spesso poi veste i panni di estremismi religiosi di sorta. Da sottolineare anche come, chi è affetto da tale sindrome possa esprimere quella che viene definita sintomatologia della vittima, poiché spesso si scontra con la realtà che non accetta il suo intento salvifico, portandolo quindi al vittimismo. Purtroppo, soprattutto chi è affetto dalla sindrome del salvatore, impara ad usare una particolare strategia legata appunto al vittimismo, basata sul far sentire gli altri in colpa per qualcosa che in verità non esiste, al fine di ottenere da loro ascolto, indulgenza, protezione, arrivando a tiranneggiarli.
Sigríðr Úlfhildr Bálsdóttir
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